Musicoterapia

Chi è il Musicoterapeuta/Musicoterapista?

Cercherò di essere sintetico anche se per tale argomento si è discusso per anni, libri e ancora si discute …
Solo in Italia si può dire Musicoterapeuta o Musicoterapista mentre nel resto del mondo è solo una parola Music Therapist.  Quindi si dice Musicoterapista o Musicoterapeuta? dal Blog/Podcast di Paolo Caneva.
Per semplificare, userò da “Bergamasco spilorcio”  la parola MT (usata anche nei miei protocolli).
Altro aspetto imporante è la percezione che gli altri hanno dell’ MT ecco un meme esemplificativo:

Quindi l’MT non è un musicista, insegnante di musica, educatore, medico, impiegato … si potrebbe dire un’insieme di tutto: meglio fare chiarezza! La formazione dell’ MT  in Italia per esser certificata come professione, deve prevedere un minimo di 1200 ore con un percorso almeno triennale e una preparazione specifica in queste aree: medica, psicologica, musicoterapica, musicale. Vi lascio in dettaglio il link del protocollo CONFIAM della formazione.
Finita questa lunga formazione l’MT è riconosciuto come Figura professionale operante nel campo delle Arti Terapie” grazie alla normativa UNI 11592  e alla Legge n. 4 del 14 gennaio 2013“Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi” .  Rispetto a ciò nel 2019 la professione di Musicoterapeuta ha ottenuto il riconoscimento dello specifico profilo professionale da Accredia, l’Ente italiano di accreditamento designato dal Governo per le nuove professioni e la PRO CIVITATE CHRISTIANA (CEP ASSISI)  ha ottenuto dal MIUR il riconoscimento di Ente Formativo. In Italia oltre al CEP (la prima scuola di musicoterapia) vi sono scuole aderenti al protocollo CONFIAM , master (Pavia) e bienni di specializzazione (Aquila, Verona, Ferrara) riconosciuti dal MIUR. Sempre in Italia vi sono formazioni online o workshop di 2/3 giorni, interessanti per aggiornarsi ma non per poter fare musicoterapia come “professionista qualificato”. Alla fine del percorso formativo, vi è la possibilità di censirsi gratuitamente online al portale ProfessioneMusicoterapia.it e di iscriversi all’associazione AIEMME.

La questione spinosa e discussa è data dalla valenza formativa rinosciuta ai vari percorsi di studio, ma la figura dell’MT nelle istituzioni socio-sanitarie non è ancora riconosciuta (sito ufficiale del CUM – MT impegnati per riconoscere la musicoterapia in ambito socio-sanitario).

Cosa è la Musicoterapia?

La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) ha dato nel 1996 la seguente definizione:

La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.”

Alcuni fra i massimi esponenti del settore, celebri per le loro scoperte e/o per il loro operato in tutto il mondo Kenneth Bruscia, Juliette Alvin, Rolando Benenzon, Helen Bonny hanno dato delle proprie definizioni
Clicca qui per vedere le loro definizioni

La mia preferita è  “La musicoterapia è una prassi metodica volta alla ricerca, all’osservazione e all’adozione del sonoro e del musicale appartenente al soggetto (musica) al fine di aiutarlo (terapia) a esperire una ‘nuova’ situazione d’ascolto, non solamente incentrato sul sé, ma sui poli (se e altro/i da sé) del processo relazionale.  Bonardi G. 1994 dal Dizionario di MIA (MusicoterapieInAscolto)

La musicoterapia può essere considerata una cura complementare, non si sostituisce alle cure di tipo tradizionale, ma serve come supporto a tali terapie. L’MT quindi lavora, in costante supervisione, in équipe con medici, psicologi, psicoterapeuti, fisioterapisti, logopedisti, educatori e insegnanti, neuro-psicomotricisti e infermieri garantendo così un supporto terapeutico costante al paziente. Obiettivi e finalità del percorso di musicoterapia vengono condivisi nell’équipe multidisciplinare; il lavoro in team è fondamentale per il percorso terapeutico ed è necessario comunque che L’MT, proponendo un’attività centrata sul suono e la musica, non si sovrapponga alle altre figure professionali presenti nell’ambito sanitario (psicoterapeuti, psicologi, logopedisti, etc).

Come viene fatta Musicoterapia?

A questa domanda si potrebbe rispondere con un “dipende dal modello di riferimento”
… un pò come per i cellulari? NO, in musicoterapia c’è improvvisazione ma non ci si improvvisa.

Il modello è “… un aspetto figurativo di una teoria. Ciò significa che il modello non è la teoriama ne rappresenta (raffigura) un aspetto.” Porzionato G. dal Dizionario di MIA (MusicoterapieInAscolto).

La WFMT nel 1999 (nel congresso mondiale di Washington) ha validato la documentata scientificità di cinque modelli (clicca qui per avere una descrizione semplificata dei 5 modelli)

Detto ciò è essenziale che un MT conosca diversi modelli e non solo i cinque riconosciuti. Credo sia importante anche avere un metodo ed una metodica (che sono due cose differenti vedi Dizionario) ben strutturata  e chiara sopratutto al MT: in poche parole significa che se anche applicassimo un modello alla lettera non è detto che possa essere funzionale su ogni paziente.
Io sono Tecnico del Modello Benenzon, che prevede una formazione non indifferente, ma personalmente ho sentito il bisogno di una formazione che offrisse più visioni in campo musicoterapico. Non per questo scredito il modello, anzi è perfetto, e son soddisfatto di aver fatto questo percorso, con metodo e metodica precisa, dettagliata (i 15 passi sono la bibbia del modello) ed utilizzabile su un  target di pazienti ma non con tutti. Non siamo tutti uguali, per fortuna!

Quindi, potremmo dire che un MT deve conoscere i modelli ma non solo, cioè, viverli, interiorizzarli, farli suoi, essere a proprio agio con i modelli e infine utilizzarli in aiuto all’altro. Per capire questo concetto vi rimando ancora da lui, G.Bonardi, dove in questo articolo spiega molto bene questo concetto sapere/saper fare/saper essere.

Il mio principale modello di riferimento è quello psicodinamico con un approccio di tipo attivo dove il paziente  si ritrova a suonare con l’MT partecipando attivamente all’esperienza musicale. Durante una sessione di musicoterapia l’improvvisazione permette all’utente e all’ MT di costruire e instaurare un canale comunicativo , un Dialogo Sonoro (M.Scardovelli) attraverso un’oggetto intermediario (lo strumento musicale, la voce, il corpo, …).
Il paziente, che non deve avere necessariamente competenze musicali, non deve imparare nulla ma può sperimentare il contatto con l’altro sentendo e rendendosi conto che i suoi suoni, i suoi movimenti o i suoi contenuti interni portati ed espressi, in un ambiente protetto (nel setting musicoterapico), possono assumere un significato.
Per un MT la musica riguarda inoltre tutti quegli aspetti relativi alla prosodia, l’intonazione della voce, il cambiamento del modo di approcciarsi allo strumento, la dinamica di un movimento e tutto ciò che di verbale e non verbale un paziente può portare durante una sessione. In un lavoro di questo tipo diventa fondamentale quindi dare valore all’unicità di ogni paziente, valorizzandone la sua identità e le sue peculiarità.

Ma tralasciando il metodo, torniamo alla domanda: Come viene fatta Musicoterapia? 

L’attività viene proposta con l’ausilio di strumenti a corde, a tastiera, a percussione e strumentario Orff; l’utente viene coinvolto in maniera attiva (quindi essenzialmente pratica) nel processo di creazione musicale, in giochi di improvvisazione, sonorizzazione di luoghi e stati d’animo e nella creazione di canzoni. Egli suona, nei limiti delle proprie possibilità, gli strumenti a disposizione con l’MT e crea con esso una relazione nella quale potersi sperimentare e crescere; ha quindi spazio per sviluppare le proprie capacità espressive e di elaborazione emotiva.
Durante l’incontro gioca un ruolo primario l’unicità di ogni paziente e la peculiarità di ogni percorso. 
L’MT deve assumere un ascolto empatico, il cosidetto qui e ora del processo musicale e terapeutico.
Il compito dell’MT è assistere il paziente nel proprio progetto espressivo, improvvisando e aiutandolo ad improvvisare attraverso un comportamento che consente di esplorare le proprie emozioni.

Ultima cosa sul come fare Musicoterapia, cioè, può essere individuale o di gruppo. Vi lascio questi link dal sito del professionista Agostino Longo  dove spiega dettagliatamente e chiaramente lo svolgimento di incontri individuali e di gruppo.

Quando e per quanto tempo viene fatta Musicoterapia?

Al bisogno, a parte gli scherzi, prima di tutto bisognerebbe definire il concetto di tempo:

  • Cronologico: quello misurato dagli strumenti creati dall’uomo come orologi, pc, ecc. detto anche tempo cronometrico.
  • Biologico: quello che risale al nostro periodo fetale e che perdiamo nel corso della nostra convivenza civile. È il tempo dei nostri organi, del nostro istinto, del nostro movimento, del nostro corpo. Lentamente la nostra civiltà atrofizza la nostra capacità di metterci in contatto al nostro respiro, al nostro battito cardiaco. 
  • Terapeutico: quello che si forma soltanto durante un processo di relazione fra paziente e MT, in cui il tempo biologico del paziente si amalgama al tempo biologico dell’MT (sintonizzazioni e armonizzazioni). Il tempo terapeutico può essere misurato solo da coloro che intervengono all’interno del setting musicoterapico.

Alla luce di quanto esposto è difficile definire frequenza, tempi, durate e quantità di incontri. La situazione ideale, non socialmente attuabile, sarebbe fare Musicoterapia al bisogno, per una durata non definita, per un periodo non definito con una frequenza e ciclicità non definita, il parametro di misura dovrebbe essere il benessere psico-fisico del paziente. Tale visione utopistica vale per qualsiasi terapia socio-sanitaria, ma non attuabile nella realtà.

Quindi tornado alla domanda: Quando e per quanto tempo viene fatta musicoterapia? La risposta è semplice, dettata dal contesto istituzionale (pubblico o privato che sia) e dalle esigenze del paziente scandito da tempistiche cronometriche sociali.

Esempio 1 : in una certa struttura socio-sanitaria è prevista un’ora di Musicoterapia per 5 utenti a cadenza settimanale per un progetto di totale 40 incontri.

Certo è che un MT deve cercare di non cedere a ricatti lavorativi, per esigenze istituzionali, rischiando di fare animazione musicale e non più Musicoterapia, come potrebbe essere l’esempio che segue.

Esempio 2 : in un centro diurno di anziani viene richiesto un intervento di 3 ore per 20 utenti a cadenza settimanale.

Dove viene fatta Musicoterapia?

Gli incontri di musicoterapia possono essere svolti in diverse strutture educative (scuole d’infanzia, scuole primarie e secondarie, ecc.), socio-sanitarie (RSA, Centri Diurni, Comunità, ecc); ma anche scuole di musica, studi privati, associazioni, ecc. L’importante è la creazione di uno spazio protetto e funzionale, il cosidetto setting dove avviene l’incontro/laboratorio musicoterapico. Riguardo alle caratteristiche tecniche vi rimando alla lettura del capitolo quarto del libro “Manuale di Musicoterapia” di Rolando Benenzon dove descrive come deve essere uno studio/laboratorio musicoterapico ma anche lo strumentario e il G.O.S. 

Quello che ritengo interessante più che il dove è la comprensione dello spazio. Il rispetto dello spazio interiore ed esteriore dell’utente, anche l’MT deve essere presente nel QUI. La professionalità dell’MT è proprio quella di lavorare dentro e fuori il suo spazio senza farsi invadere e nel comprendere all’interno del suo spazio l’altro. 
Per chi volesse approfondire: “Musicoterapia”,” Musicalità e Musicoterpaia”, “In viaggio verso la Musicoterapia”, “La parte dimenticata della personalità”, dove vengono esposti concetti di sintonizzazione, armonizzazione e supervisione.

L’ambiente e il paesaggio sonoro ricreati artificialmente o naturalmente sono un aspetto importante all’interno di una seduta musicoterapica (“Il paesaggio sonoro” di R.M. Schafer)  in base anche alle teorie della psicologia della musica e dei concetti di Dogana come il fonosimbolismo ecoico/onomatopeico, sinestesico o fisiognomico.  

Perchè e con chi si fa Musicoterapia?

Un percorso di musicoterapia può essere svolto sia in ambito preventivo che riabilitativo/terapeutico. In ambito preventivo con donne in gravidanza, con i bambini nelle scuole o con persone senza patologie certificate; in questo caso ci si propone di migliorare la consapevolezza di sé, di aumentare il senso di autostima, attivando risorse positive e in generale di migliorare la qualità della vita, lo stato di benessere e di salute. Percorsi di musicoterapia posso essere fatti anche nella formazione degli insegnanti o degli operatori sociali.
In ambito riabilitativo e terapeutico invece ci si occupa spesso didisturbi del neuro-sviluppo (autismo, ADHD, disabilità intellettiva) e neuropsichiatria infantile.  La musicoterapia può essere di supporto nei percorsi di trattamento in psichiatria, oncologia, disturbi d’ansia, disturbi connessi a dipendenze, demenze senili e disturbi dell’invecchiamento o a chiunque senta il bisogno di intraprendere un lavoro sulla propria persona, sul contatto con le proprie emozioni e con il proprio mondo interiore.
Attraverso il canale sonoro-musicale, le esperienze di ascolto, di improvvisazione e la relazione con l’MT, un utente può sperimentare un tipo di ascolto diverso, capire in che modo vive le proprie relazioni, in che modo ascolta l’altro e se stesso e può quindi essere supportato in una nuova dimensione di crescita interiore.
Una risposta musicale è possibile anche per bambini con gravi handicap fisici, intellettivi ed emotivi, l’improvvisazione clinica permette di instaurare una comunicazione a partire da qualsiasi “dichiarazione”, corporea o sonora (Suvini & Giusti, 2014).

Questo è solo un piccolo estratto di informazioni recuperate online su siti di scuole, associazioni professionali e professionisti di Musicoterapia, offline nei vari corsi di studio che ho affrontato dal Modello Benenzon in Arpamagica al Corso Quadriennale di Musicoterapia di Assisi,  vari  libri e articoli di Musicoterapia (vedi foto) e nelle esperienze vissute con “L’Orchestra dell’Aglio” dirette da Graziano Gatti (vedi video sotto). Quindi diffidate da chi si svende come MT a cifre ridicole (non ho parlato di costi orari ma se consideriamo che un MT si è preparato professionalmente come un fisioterapista, un insegnante, un musicista, un idraulico, un elettricista, non è giusto che venga pagato meno di un educatore del CRE) o dal conoscente insegnante, musicista, psicologo, medico, che dopo un semplice workshop si fregia del titolo “Musicoterapeuta qualificato” . Richiedete informazioni sull’effettiva formazione dell’MT, prima di affidare i vostri figli, parenti o amici.

 

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